Quasi tremila anni e non sentirli.

A quell’epoca fu uno dei tanti scali-deposito dei Fenici. Un emporio difeso da mura possenti e da mercenari che venivano da ogni angolo del Mediterraneo. Ognuno con la propria lingua, la propria cultura, la propria religione, la propria cucina. Una città multietnica. Ecco perché la prima domanda che un viaggiatore attento e curioso deve porsi è sempre: quale Palermo? C’è la Palermo nuova e quella del “centro storico”, la Palermo Normanna e quella del Gattopardo, quella dei mercati, dei palazzi, del Festino, del mare, dei Viceré. E come se non bastasse, c’è la Palermo nascosta entro chiese e oratori.

Fra vicoli fatiscenti, macerie dell’ultima guerra e panorami che trafiggono l’anima. Insomma, una città dalle mille sfaccettature, un immenso collage dove una quinta barocca s’appoggia ad una cupoletta rossa araba, oppure una bifora trecentesca s’affaccia dal verde di una palma, e una magnolia cela cupole barocche che sorgono come se fossero isole in un mare di vicoli. Vi potrebbe succedere. E così vi rendereste conto della sua lunga storia. La storia di una città da sempre affollata da Fenici, Aragonesi, Catalani, Musulmani, Normanni, tutti quanti tenuti assieme da magnificenza e degrado, nobiltà e miserie, sogni e fantasia.

Un’eterna contraddizione che però finisce per costituire ulteriore motivo di fascino dal momento che le difficoltà materiali non hanno mai messo in discussione il senso di comunità e attaccamento alla propria terra. Insomma Palermo è un rompicapo sociologico e una città bellissima da visitare. Non a caso, nel 2015, il centro storico cittadino è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco. Un centro storico che rappresenta un bizzarro, intrigante mosaico di colori, luci, suoni, voci, microstorie e vicende umane. Un luogo in cui degrado, storia e arte si fondono perfettamente come in un set cinematografico.

Finestra sul DOC

I QuattroCanti.

A un buon osservatore non sfuggirà quanto sia barocca Palermo. Il massimo del tripudio barocco è rappresentato dai QuattroCanti, che si scrivono così, con le due maiuscole. È uno spettacolo fatto di effetti scenici di luce e di fughe prospettiche che si concludono contro l’azzurro del cielo. Questa monumentale opera architettonica dà lustro a due delle principali arterie cittadine: l’antico Cassaro, oggi Corso Vittorio Emanuele, e quella “Strata Nova” titolata a Don Bernardino de Cardines duque de Maqueda.

I quattro cantoni raccontano molto della storia di Palermo. Su ogni facciata ci sono quattro elementi principali: una fontana che rappresenta uno dei fiumi che attraversavano anticamente la città; un’allegoria che rappresenta una delle stagioni; la statua di uno dei re spagnoli e, in cima, la statua di una delle sante protettrici di Palermo, ciascuna posizionata a protezione di un mandamento.

In questo ottagono si concludevano le grandi feste barocche cittadine che seguirono sempre lo stesso itinerario scenografico voluto dalla monarchia spagnola che aveva fatto di Palermo la sua città di rappresentanza.

Palmento Costanzo

Città pieni di tesori.

Tra i tanti gioielli di Palermo vi è anche Palazzo Mirto, che fu la prestigiosa dimora dei Filangeri Montaperto principi di San Marco, che l’abitarono dal 1594 al 1980. Il settecentesco portale in arenaria, affiancato da paraste e sovrastato dal sontuoso stemma dei Filangeri, farebbe pensare più a un arco di trionfo piuttosto che all’ingresso di una casa palermitana. L’intero stabile è una sequela di stanze arredate con mobili d’epoca, i cui saloni culminano nel cosiddetto “Salone del Baldacchino” e nella “Sala degli arazzi” in cui si svolgevano le grandi feste che videro riunita la grande nobiltà siciliana.

Come non parlare del Teatro Massimo “Vittorio Emanuele II”, che non è soltanto un teatro lirico, ma il più grande museo vivente dell’arte del costruire. In questo enorme edificio si fondono progettazione e costruzione e vi si possono cogliere tutte le geniali intuizioni del suo progettista, il grande architetto palermitano Gian Battista Filippo Basile.

Ovviamente i siti che vi abbiamo finora descritti, non sono altro che una piccolissima parte delle bellezze che fanno di Palermo una delle più belle città del mondo. Per descrivere tutte le meraviglie di questa splendida città, non basterebbe un libro, allo stesso modo, per visitare Palermo non basterebbe una settimana. Però, una cosa ci sentiamo di consigliarvela, se doveste decidere di andare a Palermo, non visitatela, ma vivetela, perché questo è lo spirito che può aiutarvi a comprendere la Sicilia.