Una tradizione millenaria.
Quando sento pronunciare il nome “cuddura cu l’ova”, ecco che mi ritornano in mente ricordi legati alla mia gioventù, alla gioia pasquale ma soprattutto alla famiglia. Credo che non ci sia siciliano che si rispetti, che non abbia ricevuto in dono questo particolare dolce. Ricordo benissimo mia nonna e mia zia con le loro mani sapienti, intente a preparare aceddu ccu l’ova per tutta la famiglia, ed io con i miei cugini in attesa di ricevere il nostro prezioso regalo. La preparazione di questo dolce ha rappresentato per intere generazioni di donne siciliane un vero e proprio rito, che iniziava a pochi giorni dalla santissima Pasqua. All’epoca dei nostri nonni, quando non esistevano ancora le uova di cioccolato, era il dono che ci si scambiava in quei giorni di festa.
È un dolce tipico della tradizione contadina siciliana, quindi preparato con pochi e semplici ingredienti. In origine si trattava di una pasta di pane decorata con delle uova; il suo nome, infatti, deriva dalla parola greca “kollùra“ (pagnotta). Nel dialetto siciliano ha anche il significato di corona, collana, ciambella che proprio per la sua tipica forma circolare permetteva a contadini e viandanti di portarla, facilmente, con sé durante i loro spostamenti appendendola al braccio o ad un bastone.
La forma e la dimensione non erano sempre uguali, ad esempio c’era quella a forma di campanile con riferimento al “Gloria” suonato dalle campane nel giorno di Pasqua. A forma di cestino per augurare abbondanza. Un galletto, una colomba, un uccellino o una bambolina come regalo per i bambini. Mentre il cuore era il regalo che si offriva alla fidanzata o al fidanzato.
Secondo la tradizione, la preparazione e la condivisione di questo dolce con familiari e amici è di buon auspicio in quanto il suo significato è connesso alla Resurrezione di Cristo: le origini di tale associazione vanno ricercate nella lunga tradizione religiosa alla quale si intreccia anche un filone di credenze profane. L’uovo è considerato simbolo per eccellenza della Resurrezione di Cristo in quanto con la sua forma perfetta, senza inizio e senza fine, è il simbolo della vita che rinasce; uovo cosmico dell’origine del mondo che contiene al suo interno il germe degli esseri viventi.
Nella tradizione Cattolica-Cristiana regalare un uovo era dunque segno della Resurrezione, della rinascita di Cristo, il quale esce vittorioso dal “guscio della morte”.
Inoltre nell’antichità era molto diffusa la tendenza di dipingere l’uovo di gallina o di struzzo per regalarlo agli altri e ciò molto spesso accadeva, oltretutto, in concomitanza della festa di Primavera, simbolo di fertilità e dell’eterno ritorno alla vita.
Il Ministero delle politiche agricole l’ha riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T) e ancora oggi si mangia sia nella sua versione salata che in quella dolce, in gran parte del meridione. Come spesso accade con i prodotti frutto della tradizione, anche per questo dolce esistono svariati nomi, si passa dall’aceddu cu l’ovu catanese, ai pupi cu l’ovu palermitani, al campanaru di Trapani, alla panaredda di Agrigento e Siracusa.
Oggi purtroppo quest’abitudine non è più molto viva ma, soprattutto nei piccoli paesi siciliani, c’è ancora qualche nonna che porta avanti la tradizione.

Ingredienti:
Per la pasta frolla
500 gr. di farina 00
200 gr. di zucchero
2 uova
100 gr. di strutto (burro o margarina)
16 gr. di lievito per dolci
4 gr. di ammoniaca per dolci (può anche essere omessa)
buccia di un limone grattugiata
latte q.b. (noi ne abbiamo utilizzato 100 ml circa)
Per la decorazione
8 uova sode con il guscio
diavolina o codette di zucchero colorate
tuorlo d’uovo
Procedimento:
Preparazione dell’impasto
Dentro una terrina o un piano da lavoro formate con la farina e lo zucchero una fontana nella quale aggiungere le due uova, lo strutto, il lievito, l’ammoniaca, la vanillina e la buccia del limone grattugiato.
Amalgamate gli ingredienti aggiungendo gradualmente il latte tiepido fino ad ottenere un panetto sodo e liscio, che si possa lavorare facilmente. Coprite con un canovaccio e lasciate riposare per almeno 30 minuti a temperatura ambiente. Su un piano di lavoro stendete, di volta in volta in piccoli pezzetti, la pasta frolla per uno spessore di mezzo centimetro circa, e intagliatela dandole la forma che desiderate. Questa sarà la base su cui adagiare l’uovo sodo. Assicuratevi di fissare l’uovo sodo alla base del biscotto, ad esempio con trecce di pasta frolla. Potete decorare come preferite e lasciarvi trasportare dalla fantasia e dalla creatività.
Una volta formati i vostri cestini e cuoricini, le vostre campanelle e colombine, spennellate con del tuorlo sbattuto la superficie del biscotto e ricoprite di zuccherini colorati. Disponete le cuddure su una teglia ed infornate a forno già caldo a 180 gradi per 30-40 minuti, o comunque fin quando non avranno raggiunto la giusta doratura.
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